Comunicato stampa-Roma, 2 agosto 2016

Per questo confidiamo in un intervento autorevole e sostanziale del Parlamento affinché nel passaggio previsto presso le Commissioni competenti, ci sia il coinvolgimento dei diversi stakeholders, a partire dalle associazioni di cittadini e pazienti, per verificare e garantire la rispondenza tra i nuovi LEA e ciò che serve. Questo provvedimento deve tenere in considerazione le condizioni socio economiche della popolazione e assicurare che non si alimentino i fenomeni di disuguaglianze che purtroppo oggi dominano nel SSN”.
Ecco alcuni paradossi riscontrati nel testo:
– Il 9,5% degli italiani rinuncia a curarsi, per questioni economiche o tempi di attesa. Invece i nuovi LEA prevedono un aumento della compartecipazione a carico dei cittadini per circa 18 milioni di euro, con maggiore incidenza nelle Regioni in piano di rientro, dove peraltro la garanzia dei LEA è più a rischio e le tasse sono più alte.
– Mentre da una parte si garantiscono giustamente prestazioni innovative, come le tecnologie informatiche e di comunicazione a favore dei disabili con gravissime limitazioni funzionali (i cosiddetti ausili ICT) con un incremento di spesa di 20 milioni, dall’altra si sottraggono 65 milioni di euro eliminando dai LEA l’erogazione gratuita di plantari e calzature ortopediche di serie, perché se ne prescrivono troppo. Il principio dunque è: se non sono in grado di controllare l’appropriatezza, allora elimino un diritto. Senza considerare che ogni esigenza di personalizzazione del dispositivo, nella quasi totalità dei casi sarà a carico dei cittadini, salvo in rari casi, solo quelli gravissimi, in cui le Regioni potranno, e non dovranno, valutare l’opportunità di erogare gratuitamente la personalizzazione.
– Sulla integrazione socio-sanitaria, peraltro non condivisa col Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, tre sono i rischi da scongiurare: aggravio dei costi per le rette di servizi a carico delle famiglie; aumento di difformità territoriali nella valutazione delle condizioni della persona e conseguente erogazione dei servizi; accentuazione di modelli istituzionalizzati a discapito della domiciliarità.